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Attualità

"I versi di questa raccolta somigliano a onde, stanno in una corrente che accompagna. Mettersi è il verbo di chi deve andare allo sbaraglio di un’emigrazione: mettersi nel viaggio. È carovana, pista nel deserto, in mani di mercanti di persone. Sono i peggiori: di qualunque altra mercanzia avrebbero premura di custodia e consegna.

Il corpo umano è diventato la più redditizia delle merci. Occupa poco spazio e pure se non sbarca, non arriva a destinazione, ha pagato lo stesso.

Naufraga da invincibile. Non può essere fermata la spinta di chi ha smesso di aspettare. Ogni persona delle miriadi che si mettono nel viaggio, si stacca da un’oppressione e si sporge sul vuoto. Questi versi plurali, irregolari, non possono riempirlo, ma vogliono tenere compagnia alla vita sospesa dei viaggianti."

https://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:4884?fbclid=IwAR0tyOp3DyMFzEECuf0usNMYRD0R_XYJ8ajVPUpCrPnxLbpLQgyP00tBunc

Paolo Barcella:

"Siamo diventati xenofobi perché ci siamo dimenticati del nostro passato? No, la memoria non basta.

È uscito un bel libro del giornalista Concetto Vecchio, dedicato all’emigrazione italiana in Svizzera. Molti spunti e questioni che Vecchio solleva dialogano con i problemi del nostro presente di paese d’immigrazione. Come altri lavori di questo genere, il libro di Vecchio è candidato a diventare uno strumento a disposizione di chi intende combattere la xenofobia con la memoria degli italiani all’estero. Ho scritto quindi – riflettendo anche sulle centinaia di memorie che ho raccolto negli ultimi quindici anni – alcuni appunti che propongo come una riflessione sull’uso politico della memoria dell’emigrazione italiana, sul ruolo che questa memoria ha avuto e può avere nei dibattiti odierni. Mi chiedo: la memoria dell’emigrazione è un utile arnese per combattere la xenofobia? Siamo diventati xenofobi perché ci siamo dimenticati del nostro passato? Io credo di no. Detto questo, il libro di Vecchio rimane bello e utile, una volta chiariti i limiti del discorso. Ecco i miei appunti, pubblicati dalla Rivista del Mulino"

" “In mare non esistono taxi” di Roberto Saviano getta uno sguardo profondo e inedito sul tema delle migrazioni nel Mediterraneo.
L’autore di “Gomorra”, da poco premiato con l’Orso d’argento a Berlino per la sceneggiatura di “La paranza dei bambini”, pubblica una raccolta dei lavori dei più grandi fotoreporter internazionali sul tema dell’immigrazione, commentando e contestualizzando personalmente le fotografie scelte. Da dove partono i migranti? Perché sono costretti a fuggire dall’Africa? Cosa accade nei centri di detenzione libici? Chi fa i soldi sulle traversate? Perché i barconi sono sempre sovraccarichi e le condizioni dei passeggeri così disumane? Nelle fotografie raccolte in questo libro e nelle parole di Saviano si può rintracciare qualche risposta a queste domande. Luigi Di Maio ha definito le ONG i “taxi del mare”. Roberto Saviano contraddice apertamente il Vicepresidente del Consiglio: il contributo dei soccorritori nel Mediterraneo è preziosissimo e i volontari di Medici Senza Frontiere, ogni giorno, salvano letteralmente vite umane. Ma neppure dopo la traversata l’odissea dei migranti può dirsi conclusa: i vari CIE in giro per l’Italia sono spesso impreparati ad accogliere e assistere doverosamente un numero così grande di uomini, donne e bambini. Dal Sahara alla Libia, fino ai centri d’accoglienza, “In mare non esistono taxi” di Roberto Saviano è un viaggio per immagini al fianco di milioni di persone che hanno lasciato la loro terra, e di altre che hanno scelto - consapevolmente - di dedicare la propria vita all'assistenza. Con le splendide fotografie di Paolo Pellegrin, Giulio Piscitelli, Olmo Calvo, Carlos Spottorno, Enri Canaj, Stefano De Luigi, Lorenzo Meloni, Moises Saman, Massimo Sestini."

Roberto Saviano: In mare non esistono taxi. Roma: Contrasto 2019.

https://libreriamo.it/libri/in-mare-non-esistono-taxi-libro-saviano-testimonianze-fotografi/

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